Marta su 360°: “Tutto ma proprio tutto”.

360 ottobrePubblichiamo qui di seguito, l’articolo della studentessa romana Maria Felicita apparso sul giornale studentesco 360°. Questa la email con cui Maria ce lo ha inviato.”Ciao Emanuele!  Sono la ragazza di Roma che ad agosto aveva lasciato un commento sul blog di Marta Bellavista. Ti scrivo per mandarti il numero di ottobre del giornalino 360°,  nato da un anno dall’iniziativa mia e di altri ragazzi di GS. E’ un modo per aiutarci a vivere la vita pienamente a 360 gradi senza dare nulla per scontato. Per il numero del mese di ottobre avevo deciso di scrivere un articolo riguardo Marta. Mi piacerebbe condividerlo anche con te”.

E noi volentieri lo condividiamo con tutti voi!

 

La realtà la nostra più grande alleata

MARIA FELICITA MUCCI

Per il mese di ottobre mi è stato proposto di scrivere un articolo per il 360°. Perché non parlare allora della storia di una ragazza emiliana, morta a causa di un tumore, che quest’estate mi ha fatto (ri)scoprire l’attrattiva del vivere: Marta Bellavista. Una vicenda come la sua non può non essere raccontata. Nata il 19 ottobre 1983, dopo gli studi classici, Marta si laurea in lettere moderne all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. E’ nell’ambiente universitario che fiorirà un’amicizia profonda con alcune persone. Nel novembre del 2006 compare la malattia: sarà operata e guarirà inspiegabilmente. Purtroppo due anni dopo il tumore riaffiora. Marta morirà, a soli 27 anni, la notte dell’8 ottobre del 2010. Durante questi pochi, ma intensi anni, scrisse pagine di diario e lettere, che sono raccolte in un volumetto, “Voglio Tutto”, curato dal professor Emanuele Polverelli, che la riportano vicina soprattutto a chi l’ha incontrata, offrendo compagnia anche a quanti cercano la Vera Felicità. Tutto di Marta, gli occhi di uno stupendo azzurro, i consigli, i dialoghi, tutto grida quel desiderio insopprimibile di vivere da figli amati: “Gesù rivelati a me, donami un cuore puro, semplice, pronto ad amarti in ogni istante, un cuore che brami Te, solo Te!”.  Ciò che mi colpisce di questa ragazza è l’impegno totale che lei vive con il suo cuore; il desiderio che vibra in lei è senza limiti, segnato da tutto ciò che accade. Nella malattia emerge tutta la forza di questa giovane donna. Situazioni umanamente tragiche possono diventare fonti di speranza contagiosa: “Il mio cuore non ha mai smesso di essere felice nel dolo- re, non ha mai smesso di desiderare tutto”. Solo grazie al rapporto con un Tu (“Io sono Tu che mi fai”), Marta non è riuscita mai a censurare le sue domande di Infinito sentendosi sempre soggetta ad un Amore Eterno e ad avere la certezza che la morte non è l’ultima parola di tutto. E’ per questo che all’inizio di questo articolo ho utilizzato spesso il presente. Riportiamo di seguito una breve intervista fatta ad uno dei più grandi amici di Marta, Francesco Ferrari:

1. Cosa è stata Marta per te?
Marta è stata, nella mia vita, il dono immenso di un’amicizia eterna.
Un’amicizia nata condividendo le cose semplici di ogni giorno, durante gli anni del- l’università. Un’amicizia cresciuta poi nella condivisione delle domande più profonde che avevamo. Marta mi ha insegnato a far emergere le domande che abbiamo nel cuore senza paura, così come sono. Scomo- de, a volte fastidiose, sempre urgenti. Durante gli anni della malattia tutte le molte domande che aveva si sono come riassunte in un’unica domanda: che senso ha ciò che mi accade?
Con lei ho scoperto che l’amicizia vera non ha paura di guardare in faccia il grido del cuore.
Marta mi ha poi testimoniato che a questo grido c’è una risposta. Dio esiste, e lo si può incontrare in un’amicizia. Questo ha reso il nostro rapporto ancora più grande, perché lo ha reso eterno, più grande anche della morte.
2. Sono ormai cinque anni che Marta è tornata alla casa del Padre; Con che intensità hai vissuto e stai vivendo questo tempo?
In questi anni ho scoperto che, in questa vita, ciò che è toccato da Dio non finisce più. L’amicizia con Marta in qualche modo continua. Non solo perché il ricordo di lei è ancora presente, non solo perché continuo a vedere i frutti della nostra amicizia nella mia vita di oggi, non solo perché Marta mi ha portato Dio più vicino. L’amicizia con lei continua perché la vicenda di Marta ha messo nel mio cuore una promessa: siamo destinati a non perdere chi amiamo. L’amicizia, di fatto, porta dentro di sé questo grido: non può finire. L’amicizia che si apre a Dio, come è stata quella con Marta, rende quel grido una certezza: non finirà mai!

Come ci testimonia don Francesco Ferrari, “la Marta” non è morta, anzi oggi è viva più che mai, testimoniandoci che la vita è davvero bella e che è possibile essere felici an- che nel dolore.

Carissima Marta, “Grazie, Grazie, Grazie!”.