Pubblichiamo, pur in ritardo, la bella omelia di don Francesco Ferrari in occasione del quattordicesimo anniversario della salita in cielo di Marta.
XIV Anniversario della morte di Marta Bellavista
Chiesa “Madonna della vita” al San Raffaele – Milano
07-10-2024 ore 19:00
Omelia di Don Francesco Ferrari
Siamo qui a celebrare l’anniversario della morte della nostra cara Marta e la Chiesa ci chiede di fare memoria anche di Maria, la Madonna.
E’ festa della Madonna del Rosario.
Penso che sia una indicazione bella su cosa guardare questa sera.
Ogni anno, quando c’è l’anniversario della Marta, io mi prendo un po’ di lettere, un pò di pagine del diario suo per stare con lei qualche minuto. Nella vita di Marta la Madonna ha avuto un posto particolare e val la pena oggi, magari, così, soffermarci solo su questo. Fin dall’inizio del CLU mi aveva colpito il suo affidamento semplice, “bambino”, alla Madonna. Si rivolgeva a lei con una familiarità, con una spontaneità che mi aveva colpito. Non nascondo che in passato, sia durante gli anni del CLU ma anche nei primi anni di seminario, trovavo in questo suo atteggiamento una certa ingenuità. È un po’ di tempo, però, che, pensando al suo rapporto con la Madonna, ho capito che l’ingenuo ero e sono io. L’ingenuo è, infatti, chi non conosce bene una cosa perché non ne ha fatto esperienza, e lei ha vissuto veramente un affidamento semplice, pulito, che ti porta veramente una speranza nel tuo impegno.
La speranza è una bambina nella culla.
Eppure è questa bambina che “attraverserà i mondi”, questa bambina “da nulla”, e lei sola è in grado di dare del tu al mondo. La Marta viveva una fede da bambina, cioè viveva una fiducia reale, non solo intellettuale, mentale, ma era un coinvolgimento di tutta la sua persona. Sono tanti i racconti che faceva: quando si butta in ginocchio, abbraccia quella cosa…, coinvolgeva tutta la sua persona nell’abbraccio di Dio.
Penso che questa fede così semplice che lei ha vissuto, così piena di fiducia sia cresciuta oltre che nell’educazione della sua famiglia, del Movimento, anche per il rapporto filiale che aveva con la Madonna, perché è Maria che ci educa a questa fiducia. E’ Lei che è madre che ci educa ad essere figli, cioè bambini. Abbandonati, affidati. La Marta nei suoi scritti si rivolgeva a Maria con una familiarità, una naturalezza, una fiducia impressionante, fino a desiderare di arrivare a lei, tanto da decidere, durante l’università, di fare la tesi in Messico per studiare la Basilica di Guadalupe.
Si rivolgeva spesso alla Madonna, mi ricordo che quando io sono entrato in seminario, venne a trovarmi una volta, scoprendo che noi dicevamo tutte le mattine la preghiera di Padre Grandmaison, e ha iniziato anche lei. E, per questo, la preghiera è posta sopra la sua tomba, incisa nella lapide.
Allora mi permetto di leggere qualche riga dei suoi scritti, soprattutto dove parla di Maria, proprio così per guardare a questo rapporto tra lei e la Madonna, molto semplice. Leggo dal suo diario, lei aveva un diario dove raccoglieva le pagine.
Questa io la rileggo ogni tanto:
“Madonna ti prego perché io abbia il coraggio e l’umiltà di lasciarmi amare da Gesù, – aveva 22 anni – senza porre alcuna resistenza; ti prego perché io mi abbandoni, come hai fatto tu, al Suo tenero e dolce abbraccio e gli dica un sì pieno, totale. Ti prego perché il mio cuore sia lieto e perché io possa imparare ad amare gratuitamente la mia famiglia, i miei amici e tutto quello che mi sta intorno. Ti prego perché io impari ad amarli come li ami tu Madonna e come li ama tuo Figlio Gesù.
Desidero ardentemente sperimentare il centuplo qui sulla terra con tutte le persone che fanno parte della mia vita e che la interesseranno in futuro. Desidero che la mia vita sia sempre più bella, fa che questo accada e io lo riconosca.
Madonna ti prego per la mia vocazione, perché la mia strada diventi presto chiara. Io desidero essere felice. Proteggi il mio studio, o Madre mi affido a te. – poi la chiusura – Infinitamente grata. GRAZIE.
Marta Bellavista (Rimini)”.
Proprio come se fosse una lettera inviata.
E dal Messico, dove ha potuto vedere dal vivo l’immagine della Madonna di Guadalupe, scrive:
“Quando vado alla Basilica e arrivo ai piedi della Madonna e le affido il mio cuore e la giornata, respiro, mi sento in pace; Lei è proprio bella!
La Madonna è bellissima: ha un viso che è di una dolcezza disarmante, la mia Mamma, mi sono sentita a casa.”
Col tempo, quando si è ammalata, si è affidata sempre di più a Maria, soprattutto nel dolore e qui scrive, un giorno che il dolore nella malattia si faceva sentire tanto, diceva:
“Per aiutarmi questi giorni mi sono messa in camera mia a pregare davanti alla bellissima Madonna che sorride, dipinta in un quadro sopra il mio letto. In ginocchio chiedo a Lei di aprire i miei occhi e convertire il mio cuore, le affido tutti i desideri che ho, i miei dolori, le mie paure e le mie debolezze chiedendo la forza che non ho per portarle.”
Marta poi ha aiutato me a conoscere la Madonna e a volerle bene, devo dire che mi ha aiutato quasi più adesso, quando mi trovo in questi posti (a Milano, ndr) dove un tempo per la mia ingenuità vedevo lei ingenua, e dove però mi ha trasmesso la sua affezione a Maria e lo ha fatto soprattutto portandomi da Lei, pregando per me e portandomi lì davanti alla Madonna. In due lettere che mi ha scritto, due lettere distinte, dice:
“E’ davvero grande il desiderio che ho di amare Gesù come la Madonna, tutta innamorata di Lui. Ti affido a Lei che è la nostra mamma e prego per la nostra totale conversione.”
“Ora prego la Madonna e chiedo per te la Sua materna protezione.”
Poi dice questa preghiera bellissima: “Chiedo che ci tenga stretti fra le sue braccia e ci faccia accorgere ogni giorno di più quanto siamo amati.”
Mi accorgo oggi del peso che avevano queste parole. Allora, quando leggevo queste lettere non me ne accorgevo: la tenerezza, l’affetto proprio che aveva verso Maria e verso di me, davanti a Maria. Di fatti è stata una scoperta che è avvenuta dopo. Lei proprio mi ha educato e sostenuto in questo. Vi leggo adesso tre righe che quando le ho lette – quando dopo qualche anno si è deciso di raccogliere questi scritti e ho quindi letto certe pagine del diario che ovviamente prima non avevo letto – per me è stato un momento importante.
Nel suo diario ad un certo punto dice così:
“Ho davanti l’immagine della Madonna della Tenerezza. Che bello! Ho pregato davanti a lei e le ho affidato Francesco, le ho chiesto che lo abbracci, le ho affidato tutte le persone che amo, il mondo a Lei, a Gesù, offrendo la mia malattia per loro.”
Scoprirsi dentro le preghiere di un’amica, preghiere così affettuose e così di fede, così piene di fiducia, è stato una delle scoperte che più mi ha avvicinato a lei perché mi ha fatto come scoprire che ero stato abbracciato prima, prima di chiederlo, prima di saperlo, prima di cercarlo.
Allora in questa Messa la gratitudine per l’amicizia di Marta. Io chiedo anche a lei, faccia crescere in me, in tutti noi l’affetto sempre più grande alla Madonna, Maria! Ci possa tutti fare diventare bambini, quindi capaci di un affidamento totale, vero, nelle braccia di Maria e quindi certi di essere amati come figli nelle braccia del Padre.

