Avvenire – 5 aprile 2015

MARTABELLAVISTAPubblichiamo qui di seguito, il bellissimo articolo di Giorgio Paolucci, apparso su Avvenire proprio la domenica di Pasqua (4 aprile 2015).

Marta e la febbre di vivere «Così ci ha cambiati tutti»

Morta a 27 anni, ora è un faro per i più giovani

GIORGIO PAOLUCCI

Ci sono le malattie contagiose. E ci sono le testimonianze contagiose. Quelle che lasciano un segno nel cuore di chi le incontra sulla sua strada. Sono come una febbre di vita, un’energia che accende l’esistenza e la rilancia. In questi giorni si fa memoria di una testimonianza che ha segnato la Storia del mondo, e in- sieme la storia di milioni di persone: quella di Gesù. Ce ne sono tante altre che di quella sono imitazione e che rappresentano la modalità misteriosa con cui Cristo continua a rendersi presente agli uomini di oggi. Li raggiunge, li interpella, li fa vibrare, e spesso li conquista. Così è accaduto a tanti che hanno incontrato Marta Bellavista, romagnola verace, morta a 27 anni, che con la sua febbre di vita ha segnato tanta gente che continua a parlare di lei come se fosse ancora viva. Basta leggere le pagine intense che raccolgono i suoi scritti e le testimonianze degli amici e dei familiari, raccolte e rielaborate con pazienza e sapienza da Emanuele Poverelli nel libro “Voglio tutto”, pubblicato nei giorni scorsi da Itaca, a quattro anni dalla morte. Un diario dell’anima che aiuta a capire cosa significa che la morte può essere feconda, e generare vita. A suo modo, un libro pasquale, a cui sono collegati un blog (www.scrittidimar- ta.it) e una pagina Facebook che stanno raccogliendo i contributi dei primi lettori.

È un’esistenza tanto breve quanto intensa, quella di Marta, ragazza piena di passioni, soprattutto la danza e l’arte, e attraversata da mil- le domande. Non riesce a tenerle per sé, le condivide con gli amici, prima i compagni del liceo a Rimini e poi dell’Università Cattolica a Milano, dove nel 2002 si iscrive a Lettere moderne e diventa u- no dei punti vivi della comunità di Comunione e liberazione. È su questo percorso intenso, di ricerca personale e di mille amicizie, che nel 2006, pochi mesi dopo la laurea triennale, cade come un fulmine la malattia: una colica, il ricovero in ospedale, la scoperta di un tumore al rene, l’intervento chirurgico. Poi una guarigione e un recupero che stupiscono gli stessi medici, il ritorno agli studi per la specialistica, una tesi sulla Madonna di Guadalupe che le frutta una laurea con 110/110. Comincia a insegnare a Gallarate, presso la scuola Don Carlo Costamagna, la malattia riaffiora, aggredendo fe- gato e intestino, i medici provano la strada del trapianto di midollo osseo, donato dalla madre, ma l’effetto non è quello sperato. Nella notte dell’8 ottobre 2010 il suo corpo si spegne nell’abbraccio della sua famiglia.

Le pagine del libro traboccano dello stupore di chi è rimasto segna- to dall’incontro con la sua umanità straripante. Arianna, compagna di studi alla Cattolica e poi collega nella scuola dove insegnavano, ri- corda: «Quello che colpiva di Marta era il fatto che lei fosse sempre lieta. Come se avesse sempre davanti un regalo da scartare: tutta la realtà, ogni incontro, ogni circostanza, era come un regalo. Certa che c’era Gesù che le voleva bene». Silvia, un’amica che le è stata ac- canto fino agli ultimi istanti, com- menta: «Aveva una sete di felicità che le cose materiali non potevano colmare. Era la sete di Cristo. Marta voleva Lui, la Sua presenza, fisicamente, realmente. Era lieta ma mai appagata nelle forme in cui si palesava. Questo, dentro la ma- lattia, ha cambiato lei e i suoi amici. La sua stanza di ospedale era un porto di mare, sempre pie- na di gente. Non era mai sola, e questo ha colpito anche i medici. C’erano persone che andavano a trovarla semplicemente perché altri erano andati e avevano rac- contato della sua faccia lieta. Si andava a vedere cosa stava succedendo in quella stanza d’ospedale. Le infermiere venivano a sbirciare e avevano una faccia come di chi si chiedesse: “Ma questa chi è, che muove mari e monti?”. Forse avevano capito che sta- va accadendo qualcosa».

Una delle sue compagne più care racconta così il giorno del funera- le: «Ci siamo accorte che non era- vamo lì a ricordare un’amica che non c’era più. Non so spiegarlo, ma non si trattava di una fine: lo si per- cepiva nelle parole, negli sguardi, nelle sensazioni. Marta era viva come non mai». L’idea di pubblicare il libro è nata quando una dotto- ressa, leggendo l’articolo di una rivista che riportava il dialogo di Marta con il padre, gli scrisse: «Fate conoscere la storia di questa ragazza a tutti. Può aiutare i nostri figli a vivere». Ma conoscere grazie a questo diario dell’anima la febbre di vita che bruciava nelle vene e nel cuore di Marta è una scossa per tutti. Aiuta a capire quello che va ripetendo Papa Francesco: l’incontro con Gesù cambia la vita.

Nel libro “Voglio tutto” e in un blog le testimonianze di chi ha incontrato la giovane di Rimini, scomparsa nel 2011. E grazie alla sua testimonianza ha riscoperto il gusto di vivere

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